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Quaresima 2014 - GIOVEDI' 20 MARZO 2014 PDF Print E-mail

QUAR14 RICERCA DELL’UOMO RICERCA DI DIO

GIOVEDI 20 MARZO 2014

IL POTERE DEI SEGNI CONTRO I SEGNI DEL POTERE

 

E’ la prima volta che un papa partecipa alla giornata della memoria per le vittime della mafia. Come nasce questo evento?

Da un incontro con lui in cui abbiamo riflettuto insieme. Non ha esitato ad accettare di essere presente a questo momento di riflessione, di silenzio e anche di preghiera. Per noi è un grande dono e un segno di grande, grande valore.

Lei ha detto che da parte di papa Francesco c’è stato subito grande disponibilità.

E’ una persona molto attenta, che sa ascoltare e capace di sentire gli altri dentro di sé. L’ha dimostrato a Lampedusa, ma anche andando nelle carceri minorili di Roma e accogliendo il popolo della strada. Sono segni molto importanti. Tonino Bello direbbe: il potere dei segni contro i segni del potere.

In questi giorni ricorre anche l’anniversario della morte di don Diana, assassinato dalla camorra a Casal di Principe il 19 marzo del 1994. Venti anni esatti.

Il grande don Peppino Diana. Non dimenticherò mai il documento ’Per amor del mio popolo’ che nel 1991, con i parroci della forania, aveva scritto proprio per dire basta alla presenza della camorra, per invitare i camorristi a smetterla con la violenza. Ma anche per invitare la gente a una rivoluzione delle coscienze. Quando chiese ai suoi parrocchiani di salire sui tetti per enunciare parole di vita. Dovremmo farlo un po’ tutti anche oggi, salire sui tetti delle nostre case, sui tetti della nostra vita per essere persone che si assumono la responsabilità del cambiamento.

Un altro sacerdote vittima della criminalità è don Puglisi, beatificato da papa Francesco.

E’ stato un modello di santità cristiana, con il suo impegno sacerdotale, la sua voglia di togliere i ragazzi dalle strada, il suo coraggio sociale. Lui era un prete che la mafia voleva ricacciare in sagrestia, perché le mafie vorrebbero che non ci occupassimo di loro. Attenzione: don Puglisi viene ucciso per odio alla sua fede. Viene ucciso da un’altra chiesa, da un’altra religione, la religione della violenza, che non tollera il testimone dell’amore di Cristo. La religione che ha messo il padrino al posto del padre. La mafia non ha nulla di cristiano. E’ significativo quello che pochi giorni prima dell’omicidio di don Puglisi, in America il collaboratore Francesco Marino Mannoia dice all’Fbi: ’Nel passato la chiesa era considerata sacra e intoccabile. Ora invece Cosa nostra sta attaccando anche la Chiesa perché si sta esprimendo contro la mafia’. Gli uomini d’onore mandano messaggi chiari ai sacerdoti: non interferite. E invece la Chiesa deve interferire, deve farlo dove viene calpestata la dignità, la libertà delle persone. Ma perché Mannoia manda questo segnale? Perché il 9 maggio del 1993 nella valle dei Templi Giovanni Paolo II aveva alzato improvvisamente la voce per dire con forza che la mafia è incompatibile con il Vangelo. Era un grido per scuotere, per invitare i siciliani a non scoraggiarsi e a reagire. Ma era anche una condanna chiara al gioco criminale mafioso.

Dopo Giovanni Paolo II, nel 2010, Benedetto XVI a Palermo fece un altro forte appello.

Sottolineò con forza «la mafia strada di morte».

Nonostante questi appelli non si può però non ricordare come spesso la Chiesa abbia guardato da un’altra parte.

Aveva ragione padre Bartolomeo Sorge quando, lasciando Palermo dopo molti anni, disse: 'Mi sono sempre chiesto perché questo sia potuto accadere, il silenzio della chiesa sulla mafia. Non si potrà mai capire come mai i promulgatori del Vangelo, delle beatitudini, non si siano accorti che la cultura mafiosa ne era la negazione’. Il silenzio se ha spiegazioni, non ha giustificazioni.

 

Intervista a Luigi Ciotti  di Carlo Lania - il manifesto 16 marzo 2014 (excerpta)

 
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