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Quaresima 2008 - MARTEDI’ 26 FEBBRAIO 2008 PDF Print E-mail

QUAR08 MARTEDI’ 26 FEBBRAIO 2008

    Dammi da bere

Nella chiesa di Montagano, veramente molto bella, con cura restaurata, affettuosamente “coccolata” dalla sua gente e dal suo parroco, alla processione offertoriale sono stati portati all’altare un mazzo di iris viola ed un mazzo di iris gialli. I due colori contenevano un messaggio diretto, proprio dentro questo cammino quaresimale: si arriva alla luce intensa della gioia pasquale attraverso il duro cercare della quaresima. Non c’è fioritura, senza potatura. Non c’è luce, senza tenebra.
E’ anche il mistero di questo vangelo, la terza settimana di quaresima, il brano di Gesù che incontra la samaritana (Giovanni 4).
Un Gesù stanco, che siede sul ciglio del pozzo di Giacobbe, a Sicar, terra di Patriarchi, spazio di tensioni sociali e religiose. Qui, nel primo mezzogiorno, sosta Gesù. I discepoli suoi corrono a far spese, pensano al cibo. Come all’acqua pensa una donna, dal passato travagliato. Cinque mariti sono il segno di un’esistenza caratterizzata da una ricerca sbagliata. E’ fuori gioco, stanca nel cuore, preoccupata solo di riempire quella brocca che lei porta in mano. Ha sete. Come l’abbiamo noi. Sete di speranza, sete di verità, sete di amore.
Specie in questo lembo di terra, il Molise, dove la sete di cose vere, chiare, reali è intensissima. Perché spesso è velata da cose inautentiche, da sentimenti che non sai ben verificare nella loro chiarezza. Temi infatti che siano fatte per convenienza, per ovvietà, talvolta solo per facciata.
Ebbene, è in quella sete che entra in gioco Gesù. In un dialogo appassionato, descritto con toni raffinati, si intrecciano due seti. Quella della donna, con la brocca in mano e quella di Gesù, con il cuore in mano. Lei ha sete di acqua fresca, attinta dal pozzo profondo. Lui ha sete di acqua viva, che zampilla per la vita eterna. Che disseta anche quando l’acqua nella brocca è finita.
E’ il grande miracolo che Gesù, tramite il dialogo, compie nel cuore di quella donna che tutti dicevano perduta, meravigliati che il Maestro perdesse tempo proprio con “una donna come lei”.  Un dialogo che restituisce dignità. Che entra nel cuore delle persone. Che vince, finalmente, il gioco delle apparenze o delle convenienze sociali. E’ la dignità di essere adoratori del Padre in spirito e verità. Due espressioni che si fanno augurio, per me e per voi, carissimi amici di questa QUAR08. Adoratori non su un monte, cioè in un luogo, ma dentro il nostro cuore. Dove la dignità viene ricostruita, ogni giorno, perché dentro senti sgorgare una sorgente, viva, che zampilla per la vita eterna.
Non cerchi più in modo tradizionalista, ogni giorno costretta, come la Samaritana, a venire al pozzo. Cioè a piegarti alle convenienze o alle tradizioni pesanti di una cultura che stanca. Ma vivi dimensioni nuove, spazi inediti di libertà, perché avvolta da dignità nuova e rinnovante. Fresca sempre, come la sorgente.
Allora la sete di speranza, la sete di verità, la sete d’amore si placa.
Certo, va chiesta a Gesù quell’acqua viva. Non è frutto delle nostre mani. Con insistenza: “Chiedimi l’acqua viva e io farò sgorgare in te una fonte d’amore; potrai essere tu uno di quei veri adoratori che il Padre cerca!”.
Ai piedi del pozzo, improvvisamente, vedi allora appoggiata la brocca. Non importa più che sia riempita. Non interessa più l’acqua che corre. La donna ha trovato la sorgente viva. E corre allora lei stessa, al villaggio da cui era venuta, disprezzata. Corre con un volto nuovo, una dignità trasformata. Ed annuncia che c’è la speranza, che c’è la verità, che c’è l’amore. Ha un nome. E’ Gesù, il “Salvatore del mondo”.
Buona ricerca e buona settimana.
               

+ p. GianCarlo, vescovo

 
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