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Depressione: campanello d’allarme del rischio cardiovascolare? PDF Stampa E-mail

Depressione e rischio cardiovascolare: secondo alcuni ricercatori dell’Università di Pittsburgh c’è un nesso. Ma nessuno, finora, si era preso la briga di analizzare tutti insieme i diversi fattori emotivi ritenuti comunque importanti nell’ambito cardiovascolare.

Lo studio del team statunitense, pubblicato sul numero di febbraio di Archives of General Psichiatry, ha preso in esame 324 persone con un’età media di 60 anni. I partecipanti sono stati sottoposti ad un’approfondita serie di analisi, compreso anche un test per valutare depressione, ansietà, rabbia e tutte quelle emozioni negative che si crede possano giocare un ruolo nell’insorgenza del rischio cardiovascolare. Tra gli altri, è stato effettuato anche un esame a ultrasuoni per determinare lo spessore dell’arteria carotidea (definito “intima-media thickness”, IMT), considerato tra i primi segnali delle malattie cardiovascolari. Fattori di rischio e IMT sono quindi stati valutati nuovamente dopo tre anni.
“I risultati - dicono gli autori dello studio - indicano che un più elevato livello di depressione al momento del reclutamento è associato ad un più probabile cambiamento, nei tre anni seguenti, nello spessore della carotide, anche dopo aver preso in considerazione altri fattori di rischio cardiovascolare, gli indicatori demografici o l’uso di alcuni medicinali. Il livello di sintomi di ansietà, ostilità o rabbia risulta però non legato al cambiamento dell’IMT”. Per meglio capire il ruolo dei sintomi depressivi nell’IMT, i ricercatori hanno provveduto a creare uno spartiacque: uno score, un punteggio, somatico - vegetativo, che include tutti gli indicatori come la fatica ed i disturbi dell’appetito, e uno connesso alla sfera cognitiva-affettiva, che comprende tristezza, pessimismo e altre emozioni negative che hanno a che fare con la depressione. È venuto fuori che il punteggio assegnato per la sezione somatico-vegetativa era in un certo senso legato all’IMT. Ma per quanto riguarda quella cognitiva-affettiva, i ricercatori ammettono di non aver trovato alcuna relazione.
“Presi insieme- affermano- i nostri risultati indicano che la depressione, ma non l’ansietà o la rabbia, possono avere un ruolo nell’insorgenza o nella progressione dell’aterosclerosi, o nell’indurimento delle arterie”. Tuttavia, resta ancora poco chiaro se anche altri sentimenti negativi possano in qualche modo interferire con i primi stadi delle malattie cardiovascolari.

Leggi qui l'abstract della ricerca in inglese

 
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