Quaresima 2014 - GIOVEDI' 13 MARZO 2014 |
QUAR14 RICERCA DELL’UOMO, RICERCA DI DIO GIOVEDÌ 13 MARZO 2014 LA LEGGENDA DEL BUDDHA COME METAFORA DELLA REDENZIONE
Secondo la leggenda, il príncipe Siddhārtha Gautama, che era nato alle pendici dell’Himalaia, un giorno uscì dal recinto del suo palazzo e fu traumatizzato dalla scoperta della fame, delle malattie e degli infortuni dei suoi sudditi. Invece di ritirarsi inorridito da questo spettacolo e tornare alla sua vita di previlegio nel paradiso del suo palazzo, si rese conto che non sarebbe mai stato felice fino a che i suoi sudditi fossero stati costretti a soffrire. Per questo rinunciò al suo paradiso e abbracciò una vita di povertà e meditazione e divenne il Budda. In quel modo insegnò ai suoi sudditi e al mondo che si può essere felici anche nella più abietta miseria. Ripeto la parola “paradiso” perchè questa parola è di origine persiana e si riferisce esattamente al palazzo dove i potenti medio-orientali vivevano felici nell’ignoranza del mondo esterno.
La leggenda del Budda è una metáfora perfetta della quaresima e della redenzione. Il Signore si rende conto della sofferenza del Suo popolo e invece di rifugiarsi in paradiso decide di unirsi al Suo popolo e di esplorare insieme al Suo popolo il senso della sofferenza. Sulla croce l’uomo viene redento dall’uomo-dio e Dio viene redento dal dio-uomo. Dio riconosce come Sue le sofferenze e le miserie umane e si rende conto che può essere credibile e amato solo se porta queste miserie alla conseguenza estrema, alla crocifissione. Niente, meno che una morte ignominosa, sarebbe stato sufficiente a Dio per redimersi agli occhi dell’uomo e ai Suoi propri occhi, del costo della creazione. Come ha affermato Giovanni Paolo secondo, Dio chiede di essere giudicato dall’uomo e l’uomo Gli chiede di partecipare alla sua morte La “lux vera qui illuminat omnem hominem venientem in mundum” puo illuminare solo se condivide la sorte dell’uomo e sale sulla croce.
Questa è la risposta alle piu solide obiezioni moderne al cristianesimo. Nel mito di Sisifo Camus dichiara l’impossibilita’ di un dio a causa della presenza del male: se il male esiste a causa di dio, dio non puo’ essere buono; se il male esiste indipendentemente da dio, dio non è omnipotente. La risposta della croce è ”io mi faccio carico del male; il male è l’obiezione alla mia creazione, è il dolore del parto. Non posso creare un mondo senza male ma posso assorbirne tutte le conseguenze. Ho scelto questo invece della solitudine suprema del paradiso.”
L’altra obiezione viene da Saramago: nel “Vangelo secondo Gesù Cristo” e in “Caino”, Saramago vede Dio come un sovrano capriccioso che gioca con l’umanità come il gatto col topo: promette alla umanità una salvezza impossibile e gliela sottrae quando l’uomo ha la illusione di raggiungerla. La croce è invece la risposta a questo sovrano grottesco: il dio uomo ha preso sul serio il problema della sofferenza e confuta il sadismo di un dio che ha perso i legami col mondo.
La domanda piu tremenda resta se dio è morto per sempre e gli uomini sono “le sentinelle del nulla” come proclamava Heidegger. Io credo che la vita della Chiesa sia la migliore testimonianza della resurrezione. Lodovico Balducci, Tampa, Florida, USA |
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