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Quaresima 2014 - VENERDI' 11 APRILE 2014 PDF Print E-mail

QUAR14 RICERCA DELL’UOMO RICERCA DI DIO

 VENERDÌ 11 APRILE 2014

Domenica delle Palme: Pilato si lavò le mani (Mt 27,11-26).

A VENTI ANNI DAL GENOCIDIO DEL RUANDA

 

Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l’interrogò dicendo: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose “Tu lo dici”. E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: “Non senti quante cose attestano contro di te?”. Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore. Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: “Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?”. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: “Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua”. Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò: “Chi dei due volete che vi rilasci?”. Quelli risposero: “Barabba!”. Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli aggiunse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora urlarono: “Sia crocifisso!”. Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla: “Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!”. E tutto il popolo rispose: “Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli”. Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

 

Questo episodio, tratto dal lungo racconto della Passione di Matteo che si legge quest’anno la domenica delle Palme, costituisce uno di quei casi in cui il testo dice di più di quello che pensava l’autore. L’intenzione dell’evangelista, infatti, era quella di alleviare la responsabilità dei romani, facendo ricadere la colpa per la morte di Gesù su quella folla e quel popolo i cui figli avrebbero assistito alla distruzione di Gerusalemme e alla strage di molti ebrei da parte dei romani.

 

La storia cristiana invece ha aggiunto altri significati, qualcuno da condannare, altri molto interessanti. E’ da condannare certamente il fatto che il popolo di Israele abbia acquisito col tempo l’ingiusta colpa collettiva della morte di Gesù, diventando oggetto di persecuzione e addirittura sterminio.

 

L’immagine di Pilato che si lava le mani, invece, è diventata l’emblema di chi non si assume le proprie responsabilità e avalla con il proprio disimpegno le ingiustizie che vengono commesse. Pilato aveva tutti gli elementi per decidere altrimenti, persino la moglie l’aveva messo in guardia, ma decise di obbedire alla convenienza del momento per paura o per mantenere il consenso. E’ diventato così il simbolo della cattiva politica a tutti i livelli.

 

Quest’anno ricorrono i 20 anni dal genocidio del Ruanda, iniziato proprio in questi giorni; in quell’occasione l’ONU e gli stati cosiddetti civili voltarono la faccia dall’altra parte, appellandosi a principi vuoti, mentre milioni di persone venivano macellate a causa di un odio etnico fomentato dalle politiche coloniali del cattolico Belgio e dell’illuminata Francia. Non esiste però sapone così efficace che possa lavare le coscienze di un occidente ipocrita e affarista che basa sulle guerre tra poveri la propria crescita economica.

 

Se Gesù continua ad essere ucciso nelle tante vittime che ancora affollano i suoli insanguinati della terra è perché non mancano mai i pilati sostenuti dagli apparati religiosi o dalle intellighenzie del sistema che trovano sempre le giustificazioni per rendere accettabile alla distratta ragione umana il dolore delle vittime, con cui magari solidarizzare successivamente in occasione degli anniversari. 

 

Michele Tartaglia, Parroco della Cattedrale di Campobasso
 
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