QUAR08  MERCOLEDI 13 FEBBRAIO 2008

CIO’ CHE DA’ VALORE ALL’ELEMOSINA E’ L’AMORE… “

… Una ricerca della complicità al di là delle divisioni, che passa anche attraverso l’ascolto della sofferenza …” così si concludeva la citazione da Julia Kristeva, riportata Mercoledì delle Ceneri – Quaresima 2008.
Non so per l’ateo cosa possa rappresentare questo “ascolto della sofferenza”, ma credo di sapere cosa rappresenti per un cristiano: Amore (carità) per il prossimo. Cosa di meglio di quanto ha fatto Gesù con la Sua passione e morte? Il quale, come nota san Paolo, si è fatto povero per arricchirci della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9); ha dato tutto se stesso per noi? A questo punto la Quaresima, e ce lo ricorda Benedetto XVI parlando del 3° impegno quaresimale: l’elemosina, dopo preghiera e digiuno, può essere un periodo di recupero della vocazione cristiana a saper offrire sé stessi.
“Alla scuola di Gesù possiamo imparare a fare della nostra vita un dono totale; imitandolo riusciamo a renderci disponibili, non tanto a dare qualcosa di ciò che possediamo, bensì noi stessi. L’intero Vangelo non si riassume forse nell’unico comandamento della carità? La pratica quaresimale dell’elemosina diviene pertanto un mezzo per approfondire la nostra vocazione cristiana. Quando gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell’esistenza, ma l’amore. Ciò che dà valore all’elemosina è dunque l’amore, che ispira forme diverse di dono, secondo le possibilità e le condizioni di ciascuno” (Benedetto XVI, Messaggio Quaresima 2008). 

Da un Collega della Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza