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Quaresima 2008 - MARTEDI 4 MARZO 2008 PDF Print E-mail

QUAR08 MARTEDI 4 MARZO 2008

SOTTO LA CENERE, LA BRACE

   Mi trovo spesso a dialogare con i giovani. E anche con i loro educatori. In un dialogo serrato, sempre attualizzante. Che entra nel vissuto di tante realtà.
   E mi sovvien spesso di paragonare il mondo giovanile, riscoprendo forse un’immagine abusata, ad un falò dalla fiamma ardente ma veloce e rapida, che anche ben presto si spegne, altrettanto rapidamente. E gli esempi sono ben visibili.
   Poi, però, sullo sfondo emerge subito una grande domanda: che resta di quel falò? Tutto sparito? Resta la brace o la cenere?
   Evidente la differenza, nelle risposte, spesso immediate.
   Se dici la cenere, cogli che tutto è finito. Come c’è l’entusiasmo, così c’è la fragilità, per finire nel nulla. Ed il mondo si riempie di vuoti. Educare è perdere tempo. Cercare è vano.
   Se invece, come auguro e sento nel mio cuore, rispondo che dopo il falò resta la brace, allora questa risposta mi impegna ad impostare tutto con fiducia costante e mai rassegnata. Mi sento coinvolto in una ricerca che mai si stanca, che sa guardare sempre oltre, che allarga sempre più gli orizzonti.
   Agli adulti, la brace sotto la cenere chiede la forza di soffiare sempre per risvegliare il fuoco della speranza. Credere nel bene, anche se, subito, non lo si vede, certi che anche con poco si costruisce il molto.
   La quaresima è quel soffio di Dio nel cuore nostro, per riaccendere la brace della gioia, della forza interiore, della vita. E lo fa, il Signore, con la Parola dei profeti.
   Come Osea, ad esempio, che parla ad un popolo che ha tradito, ha violato l’alleanza, così come una donna, la sua, aveva violato il matrimonio. Osea sceglie di amare anche chi lo tradisce. Eppure, in quel matrimonio fallito, bruciato, il profeta, dallo sguardo lungo, sa cogliere la brace da far rivivere, in un nuovo slancio d’amore.
   Ed adopra, con il suo popolo, un duplice verbo, programma di vita.
   Esorta fortemente a ritornare al Signore, scegliendo il bene. E a non commettere più il male, perché chi commette il peccato, inciampa nel suo stesso peccato. Ritornare e non inciampare.
   Se il cuore nostro ritorna, ecco la rifioritura di una primavera, che Osea descrive con paragoni straordinari: “germoglierà come un giglio, getterà radici come un pioppo, avrà la magnificenza dell’olivo ed il profumo si espanderà come quello del Libano”. (Osea 146-7).
   E’ bello rileggere queste immagini, ora, di fronte ai mandorli e ai peschi in fiore, che stanno esplodendo lungo le colline del Molise, in quel loro bellissimo colore rosa, dolce e delicatissimo.
   Se Dio entra, se lo cerchi, se a Lui ritorni, la brace ritrova la sua forza vitale. Esplode il fiore nella gioia della primavera. Tutto riprende vita. E’ la Pasqua ormai vicina.
   Ma c’è anche il monito opposto: se scegli la strada sbagliata, quella del peccato, fai del male a te stesso. Inciampi nella tua stessa iniquità.
   Non corri più, non sogni nemmeno. Tutto si spegne, cadi e resti con il naso rotto. Hai scelto la scorciatoia, ma ne resti giocato. Inciampi nella tua stessa bugia, nella disonestà, nel gioco delle apparenze, che rischia di travolgerci tutti.
   Ti auguro una settimana di fiducia, nella gioia di panorami primaverili che rilancino la bellezza del cercare per rifiorire. E nel cuore, tuo e dei nostri ragazzi, la grazia di una brace che riprende vigore.

   Buona ricerca e buona settimana.      
                      
+ p. GianCarlo, vescovo

 
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