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Quaresima 2010 - MARTEDI 9 MARZO 2010 PDF Print E-mail

QUAR10 MARTEDI 9 MARZO 2010

 

Disgrazie o prove?

 

   Mi piace raccontarvi, carissimi amici ed amiche, una storia di grande speranza, in relazione a Vangelo di domenica scorsa (Luca 13, 1-9), severo ma liberante. 

  Ci viene chiesto, quasi ad inchiesta giornalistica, cosa ne pensiamo delle “disgrazie” che capitano nella nostra vita: Come mi pongo davanti all’enigma del dolore? Le cose brutte che ci capitano sono disgrazie mandate da Dio per punirci o prove permesse da Lui? Il terremoto a L’Aquila o ad Haiti o in Cile?

   C’era dunque una volta...un vascello bellissimo, una di quelle navi scuola che attraversano gli oceani, ammirate nei porti e copiate dagli amatori, tanto sono perfette e rifinite. Ma un giorno questo vascello tanto perfetto incappò in una terribile tempesta, che lo scagliò sugli scogli di un isolotto. Nel terribile impatto, perirono tutti i marinai e la nave si sfasciò. Tutti morti, tranne uno, che fortunosamente si salvò a nuoto, rifugiandosi sulla terra ferma, dove trovò una sorgente d’acqua: almeno potrò sopravvivere - disse sconsolato ma tenace...- prima o poi qualcuno passerà da qui a raccogliermi! Ingegnoso, si costruì con i resti della nave una piccola casetta di legno, la abbellì con le vele, ne fece una piccola dimora graziosa e confortevole. Intanto ogni giorno scrutava, ma sempre invano, l’orizzonte del mare sconfinato. Ma nulla, niente, nessuno si faceva vedere.

   Un giorno, mentre faceva un piccolo giro attorno all’isola, notò che saliva al cielo una nuvola nera di fumo: Vuoi vedere che il vento ha rovesciato la lampada e si è incendiata la mia casetta?! Era proprio così. Immaginate la rabbia di quel poveruomo: prima il naufragio, poi le tante attese deluse, ora anche l’incendio. Tutto distrutto, tutto perduto. Ma ecco che mentre bestemmiava quell’incendio, notò che all’orizzonte avanzava un punto scuro, che si faceva sempre più grande. E si accorse ben presto che era una barca che stava arrivando proprio verso l’isolotto. Ai marinai sbarcati tra il suo stupore, pose subito una domanda: Ma voi, come avete fatto a sapere che ero qui, proprio qui, ad aspettarvi da tantissimo tempo? La risposta fu netta: Abbiamo visto il fumo nero che saliva al cielo ed abbiamo pensato ad una richiesta di aiuto. E siamo venuti a salvarti. Così quel marinaio capì che a salvarlo era stato proprio quell’incendio che lui aveva maledetto. Proprio quell’evento di dolore, che lui aveva rifiutato, gli aveva salvato la vita!

   Gesù fa riferimento a due episodi di cronaca, che aveva letto (si fa per dire!) sul giornale del mattino. Pilato, in un terribile gesto di repressione poliziesca, aveva fatto uccidere alcuni oppositori politici. Il loro sangue si era mescolato con quello dei sacrifici nel tempio. E poi era crollata una torre, che aveva travolto ben 18 persone, uccidendole. E la gente si chiedeva: Ma quelle persone uccise o travolte, loro avevano di certo commesso qualche delitto per meritare una fine così triste?! Cioè univano strettamente disgrazia con colpa. Ma ecco la risposta bellissima di Gesù: Nessuna colpa.

Solo un monito, per tutti noi. Gli eventi tristi non sono disgrazie che Dio ci manda, ma un avvertimento per  una vita migliore. Anzi, Dio è come quel bravo contadino, che non solo pota per amore i suoi alberi, ma anche, se non fanno frutti, per ben tre anni, sa ancora aspettare pazientemente. Perchè Dio ha fiducia di noi, non ci condanna mai. Ci ammonisce certo ma mai ci punisce! Ed allora, ogni cosa che avviene ha un senso! Nulla va gettato via, niente va bestemmiato. Tutto diverrà grazia, se sapremo leggere gli eventi alla luce di Dio. Cioè nel mistero della Croce, che si fa preghiera, pazienza, fiducia, offerta, lacrime asciugate insieme, consolazione. 

 Giancarlo Bregantini, Arcivescovo di Campobasso-Bojano
 
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