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Quaresima 2008 - GIOVEDI 7 FEBBRAIO 2008 PDF Print E-mail

QUAR08: GIOVEDI 7 FEBBRAIO 2008 

IL CAVALLO E IL CAVALIERE 

“I cristiani non si differenziano dagli altri uomini per territorio, per lingua, o per consuetudini. Abitano, come capita, in città greche, romane o barbare e, pur seguendo nel vestire e nel mangiare le usanze del luogo, essi propongono una forma di vita meravigliosa. Abitano ciascuno la propria patria, ma come forestieri; partecipano a tutte le attività dei buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è per loro una patria, e ogni patria è per essi terra straniera.”  Dalla  “Lettera a Diogneto”, II secolo dopo Cristo.   

Questo testo anonimo affonda le sue radici nei tempi immemorabili della Genesi, quando un Dio – unico e solo, e non preceduto da nessuna definizione – esce dalla sua eterna solitudine, si mette accanto una creatura fatta a sua immagine e somiglianza, e gli regala il primo vagito delle cose ancora senza nome. Dio consegna all’uomo la terra e non un paese, lo istituisce collaboratore e non schiavo, gli affida un progetto di fraternità e lo promuove suo interlocutore perchè non lo sorprenda mai la notte sull’ultimo spalto della confusione della sua Babele.    L’eclissi di Dio a cui assistiamo da qualche secolo e la sua dichiarazione di morte proclamata da Nietsche, hanno partorito un tempo saturo di divinità appetibili ai sensi, ma effimere, quando non crudeli. Un tempo che ha licenziato “gli interdetti buoni”, quelli che producono e rinnovano la coesione sociale, ed ha spalancato le porte agli “interdetti cattivi”, quelli del “no limits” secondo un’espressione consacrata ormai da tutte le pubblicità. “Un giorno, racconta Jacques Vigne, dei passanti, vedendo un cavaliere in balia di un cavallo pazzo, gli gridarono: “Dove vai? – E che ne so io, rispose il cavaliere, domandatelo al cavallo!”     Per non ridursi a chiedere ad un cavallo pazzo il senso del nostro andare, sarà bene ricordare che il Dio della tradizione giudeo-cristiana ha creato il mondo e non le patrie, l’umanità e non le classi sociali, l’armonia e non le divisioni. La mondializzazione appare, dunque, iscritta nel progetto di Dio a condizione che non diventi un espediente per espropriare l’uguaglianza o per contrabbandare un Dio cinico.     Lasciatemi ricordare una vecchia leggenda hindu che evoca i tempi in cui tutti gli uomini erano dei. Avendo gli uomini abusato della loro divinità, Brahma, il capo degli dei, decise di sottrarre loro i poteri divini e di nasconderli in un posto dove non li avrebbero trovati mai più. Scovare un luogo come quello non fu cosa facile. Convocato il gran consiglio degli dei, questi proposero di nascondere questi poteri nel cuore della terra, ma Brahma rispose: ”No, perchè l’uomo scaverà e finirà per trovarli”. Allora dissero, gettiamoli nel fondo degli oceani. Ma Brahma rispose: “No, perchè prima o poi l’uomo esplorerà le profondità degli oceani”. Scoraggiati e avendo esaurito le loro proposte, gli dei dissero: “Veramente noi non sappiamo suggerirti un luogo dove l’uomo non potrà arrivare un giorno...”  Ma fu allora che Brahma disse: ”Ho un’idea. Nascondiamo i poteri divini nella parte più profonda dell’essere umano. E’ il solo posto dove l’uomo non penserà mai di andare a cercarli” E da quel tempo, l’uomo ha messo sottosopra la terra, ha esplorato, scalato, scavato, frugato le oscurità dei fondi marini... alla ricerca di qualcosa che porta nascosto dentro di sé…. 

Bruno Ducoli           
Presidente del “Centre Européen de Resourcement”,
Gargnano, Lago di Garda, Brescia

 
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