Menu Content/Inhalt
Home arrow Attivitą Culturali arrow Quaresima 2014 arrow Quaresima 2014 - Prefazione

Quaresima 2014 - Prefazione PDF Print E-mail

QUAR14

A TUTTI  I COLLEGHI E AMICI INTERESSATI

Cari amici,

come ogni anno ci ritroviamo qui, in questo mercoledì delle Ceneri che segna l’inizio di un cammino lungo quaranta giorni. Una manciata di settimane scandite dalle riflessioni che ognuno di voi puntualmente sceglie di condividere insieme agli altri. Da quelle più intimiste, ai temi di attualità e politica, ognuno decide di puntare i riflettori su ciò che gli sta più a cuore in quel momento.

Poesie, canzoni e citazioni letterarie non sono mai mancate a dire il vero. In ogni edizione c’è una degna rappresentanza di ognuna di queste nobili declinazioni dell’anima. Roberto Lorenzet è stato uno di quelli che ci ha sempre regalato una canzone o un film su cui riflettere.

Roberto non c’è più. A gennaio scorso se ne è andato. QUAR14 è dedicata a lui, non potrebbe essere altrimenti. Appassionato ricercatore e accorto osservatore del mondo, i suoi contributi sono stati tra i migliori mai ricevuti. Attenti, sensibili, mai banali. Quando finivi di leggere un suo testo provavi una sensazione di piacevole scoperta e anche di sorpresa davanti ai tanti significati di una strofa o di un fotogramma che lui riusciva a cogliere e soprattutto a raccontare. Roberto parlava un’altra lingua. Quella dei poeti, molto probabilmente.

 

Questa Quaresima 2014 inizia con il pensiero rivolto a lui e con quello che lui ha rivolto alle cose del mondo. Che l’avventura abbia inizio.

 

Buon viaggio a tutti e buona Quaresima.

 

Giovanni de Gaetano

Marialaura Bonaccio

 

L’AMICO FRAGILE CHE PRESE LA TERRA PER MANO

“Si chiamava Gesù”, canzone che si ritrova in Fabrizio De Andrè, Volume I, 1967, si può considerare come un embrione del suo futuro lavoro “La buona novella”, una sorta di prova generale da sviluppare in una storia più completa e complessa.

Cosa spinge De Andrè a scrivere un testo su Gesù? Un De Andrè certamente laico, forse agnostico, animista, oppure ateo. Un ateo che si sposa in chiesa, con una funzione religiosa, e che chiama suo figlio Cristiano? Ma può un ateo scrivere “non c'è l'inferno nel mondo del buon Dio” (Preghiera in Gennaio), o cantare una struggente Ave Maria sarda (da “Indiani”)?

Tuttavia esiste una dicotomia in De Andrè, dicotomia che lo porta a cantare: “Ho licenziato dio…” (Cantico dei drogati), “Dio del cielo se mi vorrai amare scendi dalle stelle e vienimi a cercare” (Spiritual) e “Buon Dio è già scappato, dove non si sa” (Girotondo).

Che avesse già capito tutto Radio Vaticana, che negli anni Settanta, a differenza dei canali RAI, trasmetteva le sue canzoni?

Di certo non si può negare che De Andrè sia profondamente anticlericale, da buon anarchico che rifiuta gli strumenti del potere, quindi anche il potere temporale della chiesa. Un religioso eretico, di una religiosità non necessariamente legata alla religione (da un’intervista: “Non ci sono chiese o preti per questo culto dell’uomo; o meglio, ogni spazio, sia esso un bordello, un campo rom, la cella di una prigione, possono diventare i luoghi dove celebrare l’umanità dei perdenti; ogni prostituta, ogni furfante, ogni suicida può diventarne l’officiante” ).

In “Si chiamava Gesù”, canzone nella quale De Andrè non nega l’esistenza di Gesù uomo, il messia perde i suoi connotati divini e diventa un eroe fragile, un uomo che, malgrado pregi, difetti e paure (“sulla croce sbiancò come un giglio”) ebbe le potenzialità di rivoluzionare il mondo. Ma le rivoluzioni troppo spesso falliscono e di Gesù che dà voce ai reietti, che confuta i sacerdoti, che conosce la pietà, che pratica la non violenza (“…ebbe forse un po' troppe virtù…”) resta la constatazione che “non si può dire che sia servito a molto, perché il male dalla terra non fu tolto”.

Agli agnostici, agli atei incerti, spesso inclini alla spiritualità, non resta che cercare l’umanità nei personaggi che sono i protagonisti di una storia che ha segnato la nascita di una religione, umanità che si riassume nel pianto di Maria (Madre, non Madonna) sul Golgota: “Non fossi stato figlio di Dio – t’avrei ancora per figlio mio” (in Tre madri) e che porta De Andrè a dire: “mi piacerebbe tanto che Dio ci fosse, del resto un giorno Nietzsche ci disse che Dio è morto, e io rispondo: però c’è rimasto Cristo”.

Roberto Lorenzet (4 marzo 2009)

(segue il testo della canzone)

SI CHIAMAVA GESÙ

Venuto da molto lontano
a convertire bestie e gente
non si può dire non sia servito a niente
perché prese la terra per mano
vestito di sabbia e di bianco
alcuni lo dissero santo
per altri ebbe meno virtù
si faceva chiamare Gesù.

Non intendo cantare la gloria
né invocare la grazia e il perdono
di chi penso non fu altri che un uomo
come Dio passato alla storia
ma inumano è pur sempre l'amore
di chi rantola senza rancore
perdonando con l'ultima voce
chi lo uccide fra le braccia di una croce.

E per quelli che l'ebbero odiato
nel Getzemani pianse l'addio
come per chi l'adorò come Dio
che gli disse sii sempre lodato,
per chi gli portò in dono alla fine
una lacrima o una treccia di spine,
accettando ad estremo saluto
la preghiera l'insulto e lo sputo.

E morì come tutti si muore
come tutti cambiando colore
non si può dire che sia servito a molto
perché il male dalla terra non fu tolto

Ebbe forse un po’ troppe virtù,
ebbe un nome ed un volto: Gesù.
Di Maria dicono fosse il figlio
sulla croce sbiancò come un giglio.

 

 
< Prev
Scarica con il tasto destro il video Moli-sani
Moli-sani