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Quaresima 2008 - GIOVEDI 13 MARZO 2008 PDF Print E-mail

QUAR08 RICERCA DELL’UOMO RICERCA DI DIO
GIOVEDI 13 MARZO 2008

SONO UN MENDICANTE DEL CIELO

     Sono un "mendicante del cielo", vorrei dire con le parole di Jacques Maritain, un uomo che ha un orecchio incollato alla terra per coglierne le germinazioni nascoste e un orecchio in ascolto del cielo. Sono un uomo che vive la fatica di coniugare questi due ascolti, di essere fedele a questa storia, a questa terra, che amo, e al tempo stesso all'altro, allo sconosciuto, allo straniero, che è diventato il vivente nell'incontro, che, nella fede, ho vissuto con lui. …

   Sono un uomo che sente fortemente l'ansia della ricerca, la passione del domandare.
   Ma sono anche un uomo che è stato raggiunto, in un certo momento della sua vita, dall'altro, dall'esperienza del Dio vivente. E questo non ha tolto nulla alla mia fatica di pensare, anzi, vorrei dire che l'ha accresciuta…Chi è stato raggiunto dall'altro, chi si è aperto al mistero di Dio, non è meno pensante, ma più pensante. Viviamo per pensare e cercare insieme, lasciandoci sfidare dall'altro, tutti, credenti e non credenti, compagni di strada, nell'unico viaggio, che ci accomuna verso l'orizzonte ultimo, il mistero, verso l'oscurità e il silenzio della morte. 

      L'agnostico ritiene di non poter conoscere, quindi di non poter nulla dire sull'ultimo mistero, sull'ultimo silenzio. Di per sé l'ateismo implica una negazione più radicale. Ecco perché io credo che l'ateismo, nel senso rigoroso del termine, non possa esistere oggi, perché l'ateismo implica una presunzione di totalità, che solo i mondi delle ideologie, i grandi racconti delle ideologie potevano sognare di avere. Oggi in un'epoca di pensiero debole, di ragione ferita, di "crisi delle ideologie", credo che nessuno, seriamente pensante, oserebbe fare l'affermazione così totale e universale, che Dio non c'è. Dunque credo che oggi la passione, la fatica sia piuttosto quella dell'agnosticismo, cioè della fatica di conoscerlo, di aprirsi alla sfida del mistero.

     Ma anche il credente in qualche modo è un agnostico, nel senso che anche nel credente c'è un dimensione profonda di oscurità e di mistero. Guai se il credente pensasse di avere tutto chiaro e di avere la risposta pronta per tutto. E allora ancora una volta le carte si rimescolano, le nostre sicurezze si smobilitano, i bastioni cadono. Siamo tutti nella stessa barca, tutti in ricerca, avventurieri del pensiero, ma al tempo stesso navigatori verso un mistero che ci sorpassa… Tutti abbiamo fatto naufragio rispetto ai grandi racconti delle ideologie, tutti siamo più poveri, tutti siamo in ricerca. In tutti noi c'è una dimensione di agnosticismo, ma, oggi possiamo con libertà dire che di ateismo non se ne parla neanche, se si intende con ciò la banale negazione di Dio.

Bruno Forte
Da: Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche
http://www.emsf.rai.it

 
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