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Quaresima 2014 - VENERDI' 28 MARZO 2014 PDF Print E-mail

Un breve commento a QUAR14 di mercoledì 26 Marzo:

Non l’annullamento dell’amore per sé nell’amore per gli altri, bensì la scoperta dell’amore per sé nell’amore per gli altri, cioè la scoperta del significato della propria vita nella redenzione! Questo lo ha detto un autore molto critico del cristianesimo, il premio Nobel messicano Ottavio Paz nel suo capolavoro: “Il labirinto della solitudine”. La storia ha le caratteristiche atroci di un incubo. La grandezza dell’umanità consiste nel produrre opere belle e durature con il materiale di questo incubo.”

Lodovico Balducci, Tampa, Florida, USA

 

 

QUAR14 RICERCA DELL’UOMO RICERCA DI DIO

 

VENERDI’ 28 MARZO 2014

IV Domenica di Quaresima (Gv 9,1-41)

 

IL CIECO NATO, COME PAOLO DI TARSO,

INCONTRANDO GESÙ, SI RENDE CONTO DI VEDERE UNA REALTÀ NUOVA

 

In quel tempo, Gesù, passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: “Non è egli quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?”. Alcuni dicevano: “È lui”; altri dicevano: “No, ma gli assomiglia”. Ed egli diceva: “Sono io!”. Allora gli chiesero: “Come dunque ti furono aperti gli occhi?”. Egli rispose: “Quell’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Và a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista”. Gli dissero: “Dov’è questo tale?”. Rispose: “Non lo so”. Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: “Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. Altri dicevano: “Come può un peccatore compiere tali prodigi?”. E c’era dissenso tra di loro. Allora dissero di nuovo al cieco: “Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Egli rispose: “È un profeta!”. Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: “È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?”. I genitori risposero: “Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l’età, parlerà lui di se stesso”. Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: “Ha l’età, chiedetelo a lui!”. Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: “Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore”. Quegli rispose: “Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo”. Allora gli dissero di nuovo: “Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?”. Rispose loro: “Ve l’ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?”. Allora lo insultarono e gli dissero: “Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia”. Rispose loro quell’uomo: “Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non s’è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. Gli replicarono: “Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?”. E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Tu l’hai visto: colui che parla con te è proprio lui”. Ed egli disse: “Io credo, Signore!”. E gli si prostrò innanzi. Gesù allora disse: “Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi”. Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: “Siamo forse ciechi anche noi?”. Gesù rispose loro: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”.

 

C’è un altro racconto nel Nuovo Testamento che può aiutare a capire il messaggio di questo vangelo: la conversione di Paolo nel libro degli Atti, quando lui, sulla via di Damasco, incontrando Gesù risorto, rimane accecato o, meglio, si rende conto della sua cecità, di non aver compreso nulla, fino ad allora, di Gesù e del suo messaggio; per questo fino a quel momento aveva avversato i cristiani: li riteneva fuori dalle regole, capaci di mettere in pericolo la fede di Israele: quindi andavano estirpati.

La stessa cosa nel vangelo odierno si dice di questo cieco: quando egli afferma di essere stato guarito da Gesù, diventa pericoloso e viene escluso dalla sinagoga. L’incontro con Gesù gli ha fatto vedere diversamente le cose (se intendiamo la sua cecità soprattutto spirituale) per cui non poteva più adeguarsi alla massa, al gruppo che si identificava con un’istituzione; aveva necessità di comunicare il cambiamento, un annuncio che dava fastidio e ha suscitato una reazione compatta e dura.

E’ l’esperienza a cui si va incontro quando si ha il coraggio di cambiare punto di vista, quando non ci si riconosce più in una struttura che predica in un modo ma agisce in un altro e pone delle misure cautelari di controllo attraverso scomuniche e atteggiamenti discriminatori che portano all’isolamento nel tentativo di neutralizzare il diverso. L’azione di Gesù non è stata quella di far uscire le persone che incontrava da un gruppo chiuso per farle entrare in un altro. Gesù tendeva a rendere libere le persone, che non dovevano assumere una nuova visuale imposta loro, bensì tornare a vedere con i loro occhi. Egli dice che è venuto a dichiarare cieco chi vede, cioè a smascherare la pretesa di verità di chi in nome di una ideologia ingabbia le persone, anche se questa ideologia è ammantata di parole del vangelo. La storia insegna che non chi dice di credere in Gesù è salvo, ma chi osa vivere la propria libertà spirituale per liberare gli altri. Questi crede realmente in Gesù e quindi è salvo.

 

Michele Tartaglia

Parroco della Cattedrale di Campobasso

 

 
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