Menu Content/Inhalt
Home arrow Attività Culturali arrow Quaresima 2010 arrow Quaresima 2010 - MERCOLEDI’ 24 FEBBRAIO 2010

Quaresima 2010 - MERCOLEDI’ 24 FEBBRAIO 2010 PDF Print E-mail

QUAR10 MERCOLEDI’ 24 FEBBRAIO 2010


IL VANGELO SECONDO ERRI. III.

   Si era guadagnato credito presso la folla dei risanati, ma quello era solo un acconto dell’infermità che era venuto a guarire.
   L’uomo in piedi sull’altura si era schierato, stava con l’abbassato di vento, con lo shefàl rùah. La traduzione nostra, “poveri di spirito”, perde per strada il carico prezioso di Isaia, profeta caro all’uomo sull’altura. Gli accatastati intorno a lui sulle pietre del grandioso teatro all’aperto raccolsero al volo il senso che correva dentro quell’annuncio.
   Era la più nuova sovversione, dava la precedenza ai calpestati, alzava loro al rango di prescelti. Proclamava i vinti, ai senza niente apparteneva il regno. Niente di più insidioso era arrivato prima alle orecchie di chi invece aveva poco o molto da perdere. Menavano vanto della supremazia terrena spacciandola per favore divino. Nessuna rivolta era arrivata a questo grado di azzeramento dei ranghi.
   Quello che è dato per scontato in terra, il potere di pochi sugli innumerevoli, veniva così spedito gambe all’aria. Il diritto di autorità e di onore era abolito. Quando i primi diventano gli abbattuti di vento, non esiste più il potere e il suo diritto.
   Era un annuncio che riscaldava il cuore senza armarlo d’ira e di rivolta. Non valeva più la pena, non aveva più senso contrastare la potenza fasulla, priva di fondamento in cielo, parassita in terra. Date a Cesare tutti i suoi simboli di grandezza, sono solo gingilli per bambini.
   La folla spalancò gli occhi nell’ascolto: un altro mondo si sovrapponeva a quello presente. I miseri sorrisero, i ceti medi sospirarono, tremarono i pochi signori di fronte al sollievo dei servi. Il mondo avvistato dall’uomo in cima alla salita era alla portata dei sensi. Non era aldilà, ma il qui presente, scortato da parole antiche, sacre, che avevano premura di compiersi.
   Iniziò così, con tre parole, a scuotere le fondamenta del cielo e della terra. Fu il più lungo discorso dell’uomo nuovo d’Israele.
   Dal nord di Galilea doveva penetrare nel sud della Giudea, proseguire le frasi fino a terminarle sopra una spellata altura di Gerusalemme: dimostrava senz’armi il sovvertimento delle gerarchie e delle potenze. Si sarebbero vendicati di lui togliendogli il fiato a trent’anni, ma niente potevano per ammutolire le parole dette sopra un cocuzzolo non identificato: «Letizie dell’abbassato di vento».
   Dalla cima di una salita si vedono le cose lontane. Non che si avvicini al cielo, come pure pretendeva la torre piantata in Babele. Perché da qualunque altezza, pure dalla sommità dell’Everest (Sagarmatha, Chomolungma, anch’esso luogo di molti nomi), il cielo resta remoto e irraggiungibile.
   Dalla sommità di una salita si sta solo distanti dalla terra, raggiungendo il suo ultimo gradino. Da quel punto di allontanamento dal chiasso e dal folto della pianura, era possibile scrutare oltre il lontano e accogliere l’annuncio delle letizie nuove.
   Ma poi si doveva scendere, rientrare nelle classi, l’ora di aria pura era finita. Laggiù nel fondovalle il potere avrebbe continuato a imperversare. Allora tutto uguale? Invece no, da quel momento in poi qualunque folla e qualunque persona sapeva di avere ascoltato il discorso della montagna e poteva voltarsi verso quella cima col fiato abbattuto di vento, il cuore calpestato. Per molto o per poco potrà ristorarsi e risanarsi presso quelle parole che non daranno tregua al mondo finché non saranno compiute.

Erri de Luca “Penultime notizie circa Ieshu/Gesù”, Ed. Messaggero Padova, 2009, pagg 15-18

 
< Prev   Next >
Scarica con il tasto destro il video Moli-sani
Moli-sani