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Quaresima 2011 - LUNEDI’ 28 MARZO 2011 PDF Print E-mail

QUAR11 - LUNEDI’ 28 MARZO 2011

IL SOGNO DI BASAGLIA

Per molti ha solo dato il nome ad una legge. In realtà Franco Basaglia è stato uno dei pensatori più profondi del nostro Paese,  un uomo che osava sognare e che si rifiutava di pensare che i disagi degli altri non fossero anche e soprattutto affari nostri.

[…]  L´operazione di Basaglia è un´operazione utopica, non rivoluzionaria.

La chiusura dei manicomi non era, infatti, lo scopo finale dell´operazione basagliana, ma il mezzo attraverso cui la società poteva fare i conti con le figure del disagio che la attraversano quali la miseria, l´indigenza, la tossicodipendenza, l´emarginazione e persino la delinquenza a cui la follia non di rado si imparenta. E come un tempo la clinica aveva messo il suo sapere al servizio di una società che non voleva occuparsi dei suoi disagi, Basaglia tenta l´operazione opposta, l´accettazione da parte della società di quella figura, da sempre inquietante, che è la follia, da lui così definita: «La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, per tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d´essere che è poi quella di far diventare razionale l´irrazionale. Infatti quando qualcuno entra in manicomio smette di essere folle per trasformarsi in malato, e così diventa razionale in quanto malato» […]

Trattato come uomo, il folle non presenta più una «malattia», ma una «crisi», una crisi vitale, esistenziale, sociale, familiare, che diventa permanente e definitiva se il folle, che si è perso nel mondo, viene al mondo sottratto per essere più o meno definitivamente rinchiuso in quel non-mondo che si chiama manicomio[…]

[…] Noi sappiamo che non basta chiudere l´istituzione manicomiale e porre fine alle vite bruciate tra le sue mura, silenzioso olocausto consumato nel nome della scienza. Oggi la scienza si è fatta esigente, più asettica, persino più pulita, ma decisamente più invasiva di quanto non fosse nell´istituzione manicomiale.

[…] C´è però una cosa su cui mai potremo avere risposte da queste scienze: sull´etica, ossia sulla modalità con cui gli uomini decidono di stabilire un contratto sociale, sui valori e sui punti in base ai quali gli uomini decidono di stabilire le modalità del proprio relazionarsi.

Ma forse la difesa dei diversi, dei folli, dei soggetti più deboli […] non è più un ideale della nostra cultura che si sta rivelando sempre più sensibile a rapporti di forza che ai rapporti di sostegno.

Che sia questa la premessa per cui la follia, e la disperazione che sempre l´accompagna, trovano un terreno favorevole per dilagare? Il cuore si è fatto duro e si è persa fiducia nel carattere terapeutico che la comunicazione e la relazione sociale possiedono come loro tratto specifico e come ognuno di noi può verificare quando sta male.

Umberto Galimberti“la Repubblica”, 29 agosto 2005

Brano proposto da Marialaura Bonaccio, Laboratori di ricerca, UCSC Campobasso

 
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