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Quaresima 2010 - MERCOLEDI’ 24 MARZO 2010 PDF Print E-mail

QUAR10 MERCOLEDI’ 24 MARZO 2010

UN FILM PER LA QUARESIMA: RIVISITAZIONE DE  “L’ultima tentazione di Cristo”

   Tratto dal romanzo “L’ultima tentazione” di Nikos Kazantzakis (1955), è film diretto da Martin Scorsese nel 1988. Premio Filmcritica Venezia 88; nomination Oscar 88 Miglior regia; nomination Golden Globe 89 Miglior attrice non protagonista a Barbara Hershey e nomination miglior colonna sonora a Peter Gabriel.
   La storia la conosciamo: c’è Giovanni Battista e il battesimo, il discorso della montagna, la vista restituita al cieco, le nozze di Cana, la resurrezione di Lazzaro, la cacciata dei mercanti dal tempio, la domenica delle Palme, l’ultima cena e così via, come da copione, fino all’epilogo sulla croce.
   Nulla che deragli dai binari prestabiliti, se non per due “particolari”.
   Il primo vede un Gesù (interpretato da Willem Dafoe) che, di fronte alla consapevolezza della propria divinità, non la comprende, manifesta i propri dubbi e cerca una natura umana da contrapporre a quella divina, arrivando a rifiutarla fabbricando, per una sorta di contrappasso, croci per i Romani e richiamando così su di sé gli strali degli ebrei che lo accusano di collaborazionismo.
   Il secondo si manifesta quando Gesù è ormai sulla croce, e prende la forma di una fanciulla, che afferma di essere un angelo mandato dal Signore per salvarlo e per concedergli la vita terrena che ha sempre desiderato. E chi, inchiodato su una croce, dopo aver esclamato “Padre, perché mi hai abbandonato?”, di fronte alla benedizione di un messo di Dio misericordioso, sarebbe capace di rifiutare una tale offerta?
   Non il nostro Gesù/Dafoe, che, abbandonati i panni del Messia, vissuti in modo persecutorio, si ritrova finalmente uomo, libero di sposare la Maddalena, di renderla gravida, e, dopo la sua morte, di sposare la sorella di Lazzaro, di diventare padre di una prole numerosa e di invecchiare mentre inizia (siamo ormai nel 70 d.C.) l’offensiva dei Romani contro gli ebrei.
   Nulla di nuovo, considerando alcuni vangeli apocrifi e una nutrita letteratura, della quale è ultimo esempio ”Il Codice Da Vinci”. Del resto, le discussioni sulla natura umana di Cristo furono portate addirittura al Concilio di Nicea, nel 325, dove la divinità di Gesù venne messa ai voti (Paolo, nel film, apostrofa Cristo dicendogli: “Non importa se non ci sei, conta il bisogno che la gente aveva di te”).
   Ma Gesù vecchio e moribondo non è destinato a terminare la sua vita terrena nel proprio letto. Gli appare Giuda che lo accusa di tradimento e che, con altri apostoli, gli rivela che l’angelo apparsogli sulla croce sia in realtà Satana e che il suo messaggio fosse quello di farlo cadere nell’ultima tentazione. Gesù si ravvede, si pente, invoca il Padre chiedendone il perdono e si ritrova nuovamente sulla croce per portare a termine il suo compito di redenzione.
   Film dunque che non segue il dogma religioso, scomodo, che ha attirato a suo tempo gli strali della Conferenza Episcopale Italiana, ma non certo blasfemo. All’epoca, Tullio Kezich scriveva: “Altro che dissacrazione, L'ultima tentazione di Cristo è un tentativo di riconsacrazione della storia di Gesù”. Lo stesso Kazantzakis, nel romanzo, indicava che la natura umana di Cristo doveva necessariamente portarlo a patire le debolezze dell’uomo, oltre a sperimentare il peso della sofferenza che la sua natura divina gli imponeva. Poveruomo, Poverocristo… Ortodossia, come rispettarla se il regista (Scorsese) è un ex seminarista cattolico, lo sceneggiatore (Schrader) è protestante, il produttore (Wasserman) è ebreo e il romanzo da cui è tratto il film è stato scritto dal greco-ortodosso Kazantzakis?
   Ricordiamo le parole già scritte su queste pagine in altra Quaresima, quelle in cui De Andrè (in “Si chiamava Gesù”) riconosceva a Gesù il diritto dell’eroe fragile, dell’uomo con pregi, difetti, paure. E ancora, in un’altra canzone: “Non devo pensarti figlio di Dio, ma figlio dell'uomo, fratello anche mio”.
   E se l’ultima tentazione si fosse avverata? Siamo sicuri che sarebbe stato un buon padre…Il padre del figliuol prodigo…


Roberto Lorenzet

 
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