I soft drink (le classiche bibite più o meno gassate), fedeli alleati della sindrome metabolica anche per gli adulti.

Finora i riflettori dei ricercatori erano stati puntati soprattutto su bambini e adolescenti, su quelle categorie, cioè, che di questo tipo di bevande non sembrano proprio poterne fare a meno. Per loro gli studiosi non hanno mostrato dubbi: il consumo favorisce l’insorgenza della sindrome metabolica da adulti. Conclusioni simili ora sono state raggiunte anche per chi è più avanti con l’età. A svelarlo una ricerca - pubblicata sulla rivista americana di cardiologia Circulation - condotta sui figli dei partecipanti al celebre Framingham heart study, lo studio che si è conquistato un posto nella storia dell’epidemiologia.
Questa volta però non si punta il dito contro chi indulge senza freno nel sorseggiare le bevande ipercaloriche: i ricercatori sostengono infatti che basta un solo drink al giorno per incorrere nel rischio di sviluppare la sindrome metabolica aumentando significativamente ogni singolo fattore ad  essa correlato. Parlando in termini numerici, gli studiosi fanno sapere che l’incidenza è stimata nel 48%: tante sarebbero le persone adulte che bevendo quotidianamente soft drink mettono a dura prova pressione arteriosa, colesterolo e peso. Tra le ipotesi avanzate nello studio sembra particolarmente accreditata quella che vede una stretta correlazione tra soft drink e tendenza a preferire di gran lunga prodotti zuccherati. Un binomio micidiale che in pratica è un’autentica minaccia per la salute. Sembra pure che le persone che fanno un uso massiccio di queste bevande siano meno disposte a mangiare latticini o fibre, crogiolandosi in una vita sedentaria e accompagnando il tutto con cibi ad alto livello di grassi e calorie.
Di qui l’invito rivolto dagli studiosi di contenere il consumo dei soft drink, per evitare di aggiungere ulteriori fattori di rischio a quella che ormai ha assunto le sembianze di una epidemia dalle proporzioni sempre più difficili da contenere.

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