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Quaresima 2014 - LUNEDI' 17 MARZO 2014 PDF Print E-mail

QUAR14 RICERCA DELL’UOMO, RICERCA DI DIO

LUNEDÌ 17 MARZO 2014

E’ NELLA STORIA UMANA CHE IL VANGELO VA PREDICATO E TESTIMONIATO

 

Nel matrimonio cristiano avviene un’alleanza, uno scambio di promesse, una parola data per sempre, si sigilla una storia d’amore come unica.

Questo è il vangelo, la buona notizia sul matrimonio che la Chiesa deve trasmettere e predicare con chiarezza ma anche con umiltà, senza arroganza, mettendosi in ginocchio davanti ai coniugi che hanno assunto quella loro storia d’amore così fragile, faticosa e difficile. Il cardinale Kasper, papa Francesco, il prossimo sinodo non mutano e non muteranno questo annuncio, duro non solo per le orecchie di greci ed ebrei di ieri, ma anche per quelle dei cristiani, di ieri come di oggi e di domani.

 

“Ma la dottrina che non può essere cambiata — afferma Kasper — è soggetta anche a uno sviluppo”: può essere espressa con parole nuove, può essere compresa più profondamente, può essere declinata in disciplina attraverso modalità diverse, perché è nella storia umana che il vangelo va predicato, creduto e vissuto: non cambia, ma può essere compreso meglio. Tutti sono convinti che la forma e l’identità della famiglia, mutata a più riprese nel corso dei secoli, ha conosciuto in questi ultimi decenni un profondo cambiamento legato ai nuovi approcci antropologici e alle diverse realtà sociali. E il vangelo della famiglia non può essere proposto con il linguaggio, l’intransigenza e la durezza dei tempi post-tridentini.

 

La Chiesa deve guardare in faccia gli uomini e le donne, le loro fragilità e debolezze che li portano a contraddire in modi diversi e molteplici le esigenze del vangelo. Soprattutto nelle storie d’amore il cammino è accidentato e anche per i credenti può accadere la separazione, l’infedeltà, una nuova storia d’amore, il divorzio e nuove nozze. Questi sono innanzitutto cammini di dolore, di fatica, perché la separazione, il distacco, la fine di una vicenda d’amore porta sempre con sé la sofferenza per i coniugi come per i figli. Nella comunità cristiana oggi uomini e donne che si trovano in questa situazione di lacerazione non costituiscono più un’eccezione, ma sono una presenza che interroga.

 

Non si tratta — si badi bene — di ammettere i divorziati alla comunione, come banalmente viene detto, bensì di individuare dei cammini penitenziali che abbiano come possibile esito anche la ritrovata comunione eucaristica nell’assemblea ecclesiale. Se un cristiano, una persona precisa — non una generica categoria di appartenenza — ha ben compreso e assunto il fallimento della sua prima storia d’amore sigillata dall’alleanza, se ha vissuto quella separazione adempiendo alle esigenze di giustizia nei confronti del coniuge e dei figli, se giudica in coscienza che la nuova storia d’amore sia vivibile con responsabilità, fedeltà e coerenza cristiana, se dà prova di perseveranza e di desiderio di vivere il vangelo e la vita ecclesiale, potrà intraprendere un cammino penitenziale?

 

Questa è la medicina della misericordia — verità evangelica come quella della fedeltà — che non offende la giustizia e permette al cristiano peccatore di vedere il volto di Dio che perdona e il volto di una Chiesa madre che lo accompagna. Chi come me ascolta quasi ogni giorno la sofferenza e il gemito di uomini e donne che nella loro storia d’amore hanno sbagliato, fallito o sono state vittime di errori altrui, che tentano di ripercorrere le strade possibili dell’amore, può solo riaffermare che la legge di Dio è buona e santa ma che, una volta infranta la legge da parte dell’uomo, resta solo la misericordia. Quando la legge è infranta, non si tratta di abolirla ma di far regnare la misericordia di Dio, e quindi della Chiesa.

 

Enzo Bianchi,  Priore di Bose

La Repubblica, 12 Marzo 2014 (excerpta)
 
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