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Quaresima 2011 - MERCOLEDI’ 20 APRILE 2011 PDF Print E-mail

QUAR11 – MERCOLEDI’ 20 APRILE 2011

RESURREZIONE: SLEGARE LE BENDE E TOGLIERE IL VELO SUL VOLTO CHE CI IMPEDISCONO DI VIVERE UNA VITA AUTENTICA

Se la resurrezione di Lazzaro fosse stata solo un miracolo per un privilegiato, seppure un amico del cuore, non ci interesserebbe, o forse ci farebbe rabbia rispetto alle tante morti che avvengono attorno a noi e che non prevedono un ritorno alla vita in tempi brevi.

Il messaggio profondo del brano sta piuttosto nel comando che Gesù dà, non a Lazzaro, ma a coloro che assistono alla scena: “Scioglietelo e lasciatelo andare”.

E ancora di più nella solenne affermazione di Gesù: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà”.

La prima affermazione ci dice che per vivere veramente dobbiamo essere sciolti dai nostri ingessamenti, dal nostro egoismo, ma anche dall’opinione comune o dal pensiero di massa.

Ma prima ancora è necessario che ci venga tolto il sudario dal volto, quel velo che ci impedisce di vedere realmente.

Certo, non è possibile farlo da soli ed è per questo che Lazzaro non si libera, ma viene liberato: coloro che lo sciolgono sono quelli che ascoltano la parola di Gesù e ne fanno un criterio di vita per liberare chi vive una cultura di morte e di indifferenza di fronte ai drammi altrui.

E’ il senso di una Chiesa che evangelizza e che non sostituisce le bende del relativismo con quelle di un moralismo bigotto, ma che semplicemente mette le persone in grado di camminare sulle proprie gambe e di guardare con i propri occhi.

Chi lotta per la liberazione dell’uomo manifesta la fede in Gesù che è la fonte della vita vera; facendo questo può anche accadere di incontrare l’ostilità del mondo che si oppone all’annuncio di liberazione, come l’Occidente in declino che respinge chi cerca la vita.

E’ per queste persone che Gesù dice: chi crede in me, anche se muore, vivrà.

Perché la promessa della vita vera, quella che nel Vangelo è chiamata “vita eterna”, è connessa con il dare la vita per l’altro, che è il modo più alto di credere in Gesù.

Solo chi ama vive veramente, anche se per vivere fino in fondo si deve essere disposti a morire; la vita è un dono, infatti, sia quando la riceviamo che quando la rendiamo disponibile.

Michele Tartaglia, Parroco della Cattedrale di Campobasso

 
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