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Non solo cuore: la dieta mediterranea tiene a bada anche il diabete PDF Stampa E-mail

Che fosse un’arma per mantenere in buona salute il cuore era risaputo. Ma un articolo pubblicato sul British Medical Journal suggerisce che la dieta mediterranea rappresenta una buona difesa anche per chi soffre di diabete di tipo 2, cioè la forma più comune, quella che in genere sopraggiunge in età adulta.

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A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori dell’università di Navarra, in Spagna, che ha osservato circa 13mila persone reclutate nell’arco di otto anni nello studio “Sun”. Durante la fase di “arruolamento” le persone, tutte laureate dell’ateneo spagnolo, non presentavano questa patologia.
I questionari somministrati all’ingresso erano stati disegnati proprio per passare ai raggi X l’alimentazione, l’uso di olio e grassi in genere e anche i metodi di cottura dei cibi. Ogni due anni venivano poi inviati nuovi questionari sempre su alimentazione, stili di vita, condizione di salute.
Durante il periodo di “follow-up” (nel quale i partecipanti sono stati riesaminati ogni 4,4 anni circa) i ricercatori hanno scoperto che le persone che maggiormente seguivano la dieta mediterranea presentavano un rischio minore di ammalarsi di diabete.
In pratica, l’adesione al regime alimentare in questione era associata a una riduzione pari all’83% del rischio di sviluppare la malattia.
Ma c’è un aspetto interessante scaturito dallo studio: le persone più fedeli alla dieta mediterranea, per una serie di fattori, erano quelle più a rischio di malattia. Molti avevano infatti un’età più avanzata, in altri casi c’era una storia familiare di diabete, infine c’era un’alta percentuale di ex fumatori. Insomma, avrebbero dovuto stare peggio.
Invece, nonostante le premesse fossero decisamente negative, la malattia è rimasta al palo. Per gli studiosi sembra non ci siano dubbi: il merito è della dieta, una sorta di schermo protettivo. Secondo quanto fanno sapere dall’università spagnola, a fare la vera differenza sarebbe il consumo di fibre e grassi vegetali, ma anche un basso uso di acidi grassi trans ed infine un moderato consumo di alcol. Promossa anche l’abitudine a usare olio d’oliva per cucinare, per la frittura e per condire l’insalata.

Leggi qui l'abstract della ricerca in inglese

 
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