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Quaresima 2011 - LUNEDI’ 4 APRILE 2011 PDF Print E-mail

QUAR11 – LUNEDI’ 4 APRILE 2011

Questa è una storia. E’ lunga e triste. Ma spesso le storie non sono a lieto fine. E le storie vere, come questa, si sa che non lo sono.

“C’era una volta una ragazza.
Usciva con le amiche e viveva una vita normale. Finché un giorno … si ritrovò di colpo in un luogo triste dove l’aveva costretta ad andare un ente maligno. Il suo nome era linfoma.
… Un giorno decisero il modo per far andare via l’ente maligno dentro di lei. …
Era l’inferno.

Presto il sorriso scomparve dalle sue labbra, come anche 60 cm di capelli. …

Un giorno la ragazza si soffermò a guardarsi meglio nello specchio, o meglio, a guardare la ragazza che vedeva riflessa; ma non era più lei: faccia gonfia, così gonfia da sembrare piena di silicone, capelli per tutto il pigiama, gambe magrissime, cicatrice inguardabile.
E fu allora che accadde.
Successe che la ragazza che non piangeva mai, che non versava una lacrima neanche per qualcosa di molto triste, scoppiò in un pianto incontrollabile. …
Passò molto tempo prima che la ragazza smettesse di piangere e si accasciasse al suolo, sfinita. …
La ragazza in quei momenti aveva modo di pensare; pensare ai suoi compagni a scuola con i loro futili e normali problemi da adolescente; pensare a come sarebbe stato bello correre in un prato o danzare freneticamente fino a crollare a terra zuppa di sudore ma felice. Pensare a come sarebbe stato bello vivere. Una cosa che lei non faceva da più di un mese.
Arrivò il momento per la ragazza di porsi una domanda a cui nessuno avrebbe mai risposto chiaramente: ma esiste qualcuno lassù? Se esiste, perché devo soffrire così? Perché esistono malattie così terribili come la leucemia? E perché sono costretta a guardare i bambini intorno a me con la testa pelata e con le flebo al braccio? Perché esiste il dolore? E perché solo se sei in un ospedale per un mese con i capelli che cadono e i dolori lancinanti, perché è solo allora che capisci il valore della vita?
Cose semplici come mangiare una fetta di torta, come uscire in una giornata di sole, come avere i capelli, come camminare preoccupata per andare a scuola chiedendosi se andrà bene il compito di latino.
Perché?
La ragazza non aveva una risposta. Sapeva solo che le persone intorno a lei non la capivano.
Perfino quando, felicissima, uscì dopo due mesi per tornare in mezzo agli amici. Tutti le dicevano di tenere duro e che presto sarebbe tutto finito.
E lei sorrideva e assicurava che andava tutto bene.
Ma non era così. …
Spesso indossava una mascherina e la gente la osservava, sfacciata; e i bambini indicandola chiedevano alle madri: ”mamma, che ha fatto quella?”; e le mamme affrettavano il passo e sussurravano velocemente cose senza senso ai figli, perché neanche loro ne avevano idea.
E la ragazza soffriva. …
Ma la nota positiva era che la ragazza si sentiva cambiata dentro, non solo più grande: si sentiva più cosciente, più cosciente di alcune cose che se non si provano sulla propria pelle non si sapranno mai.
Si sentiva più saggia, più sicura, più paziente.
Perché di pazienza, in quei mesi, ne aveva avuta tanta. E lei non era mai stata paziente.
Ma aveva imparato che non si può scegliere la propria vita, e che quello che ti succede devi saperlo gestire e trovare una via d’uscita.
Questo aveva imparato, ma nessuno l’avrebbe mai saputo.
Ora la ragazza, una ragazza molto diversa dall’inizio della storia, sta ancora finendo ciò che deve fare ed è più sicura.
Ora guarda la gente che passa con un sorriso, quasi un sorriso di superiorità (ma non esattamente) perché lei sa. Sa un segreto della vita che non si può imparare sui libri o a scuola, un segreto che solo lei e pochi altri (sfortunati) eletti conoscono, un segreto che sfortunatamente si impara sulla propria pelle.
Ora lei sorride e prende qualsiasi sciocchezza, che per gli altri è normale, come un dono.
E mentre sta continuando (e sta per finire) il lungo viaggio che ha intrapreso molti mesi fa, sospira, e pensando al suo futuro dice, come in quella canzone, “quel che sarà, sarà”. E aggiunge: “qualunque cosa sia, la affronterò”. FINE

(Brani dal diario: “Questa è la vera storia di FEDERICA VITULLO” , 21 maggio 2007).
http://www.ailpescara.com/pdf/storia_federica_vitullo.pdf
Federica, figlia di due ricercatori del “Mario Negri Sud” è morta a 17 anni nel settembre 2007

 
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