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Quaresima 2014 - MERCOLEDI' 16 APRILE 2014 PDF Print E-mail

QUAR14 RICERCA DELL’UOMO RICERCA DI DIO

 MERCOLEDÌ 16 APRILE 2014

IL DIO IN CUI CREDO

Come intendere il Dio personale e il suo rapporto con la creazione?....

Il Dio personale, se è davvero personale cioè libero, creativo e non necessitato, non può essere né onnisciente né onnipotente. Lo era prima della creazione, nella dimensione dell’eternità, senza tempo e senza spazio, quand’era veramente “assoluto” cioè sciolto da ogni relazione, privo di legami e quindi veramente onnipotente, onnisciente…

Ma la decisione di creare ha significato al contempo l’abbandono dell’assolutezza, e di tutti gli onni che ne conseguono, la rinuncia alla pienezza del potere a favore dell’autonomia dell’essere creato. L’assoluto ha cessato così di essere tale, per diventare Dio, o meglio, il Dio, il Signore di un mondo con cui giungere ad avere un rapporto di comunione, di alleanza, di amore.

Questo concetto di Dio è a mio avviso il più vicino alla figura divina che emerge dai passi evangelici, come Luca 15, 11-32, la parabola del “figliol prodigo”.

Qui il padre non sa cosa farà e dove se ne andrà il figlio, semplicemente lo lascia libero, libero per davvero, e il figlio va dove neppure lui sa e gli accadono cose che nessuno aveva previsto e tanto meno voluto.

Però il padre sta sulla soglia e attende, costituendo per la libertà del figlio un forte potere di orientamento e di attrazione, e quando vede il figlio in lontananza è pronto a corrergli incontro per perdonarlo e festeggiarlo.

Dio, concedendo al creato una parte della sua potenza e cessando di essere onnipotente sta sulla soglia e attende che l’energia uscita da lui ritorni a lui sotto la forma della consapevolezza acquisita, della relazione di figliolanza, sotto la forma della gioia di essere figlio, energia diventata veramente “a sua immagine e somiglianza” in quanto spirito santo.

Il suo “stare sulla soglia” però non è pura inattività, perché egli nella sua pienezza ontologica di Realtà primaria costituisce un forte potere di attrazione per la realtà secondaria del mondo…

Dio è sì trascendente rispetto al processo del mondo, ma è anche immanente a questo processo, cioè presente in ogni frammento di essere.

In quanto creatore del mondo, secondo una creazione da intendere non come perfettamente compiuta in un ristretto arco di tempo (e poi decaduta a seguito di un peccato), ma come creazione continua che sempre richiede un ininterrotto lavoro, Dio è sempre al lavoro, pienamente coinvolto in un processo drammatico che si chiama vita e che necessariamente richiede dolore e sofferenza.

La passione del Figlio non è perciò un secondo tempo per rimediare a un incidente (peccato originale), ma non è altro che la continuazione di un movimento originario di un Dio che “spezza il suo corpo e versa il suo sangue” per dare vita al mondo.

La logica della passione di Cristo, sintetizzata nelle parole dell’ultima cena, è la medesima logica che presiede alla creazione del mondo…Il movimento originario di Dio dice in ogni istante a tutti gli enti dell’Universo: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo dato per voi”…

Credo in un Dio che - come Gesù, la sera di Giovedì, depose le sue vesti e prese a lavare i piedi dei discepoli - al momento della creazione depose la sua assolutezza e istituì quale assoluto non più se stesso, ma se stesso in comunione con il mondo, cioè il Regno di Dio.

E’ questo il vero assoluto, cioè la relazionalità totale dell’amore.

In seguito all’incarnazione, Dio diviene un pezzo di mondo  e quindi l’assoluto non è più Dio in sé, ma Dio insieme al mondo, Dio “tutto in tutti”, come dice San Paolo (Corinzi, 15,  28).

Credo altresì in un Dio che, legandosi al mondo, rimane al contempo sempre al di là del mondo, e che, con questo suo essere al di là, opera come una specie di attrattore cosmico verso cui il mondo si orienta e orientandosi produce evoluzione, e verso cui la mente umana si orienta e orientandosi produce bene e giustizia, andando a sanare, laddove è possibile, le ingiustizie che scaturiscono dal processo naturale.

Credere in Dio significa per me in questa prospettiva attribuire la parola definitiva dell’essere al senso di giustizia e di bene che trova la più alta realizzazione in quella speciale consacrazione dell’energia libera che chiamiamo amore.

 

Vito Mancuso,  “Il Principio Passione”, Garzanti, 2013, 422-426 (excerpta)

 

 
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