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Quaresima 2008 - VENERDI 15 FEBBRAIO 2008 PDF Print E-mail

QUAR08 VENERDI 15 FEBBRAIO 2008

IN BOSNIA HANNO SPARATO SU DIO  

In guerra per intendersi bastano i gesti. Cammini per strada, uno ti fa segno di abbassare la testa passando tra due palazzi e tu l’abbassi. Passi col carro in un villaggio sgangherato dai colpi e uno vuole stringerti la mano e tu gliela tocchi e poi ne incroci altri e resti col braccio sinistro fuori del finestrino per toccare le mani. Non si affollavano per chiedere, ma per affetto verso gente venuta da lontano. La loro pena in faccia era anche di non poter offrire niente al forestiero. Niente? Le loro mani a grappolo, toccate al volo erano il sale magnifico dell’ospitalità. Il nostro carico distribuito era solo un pretesto per arrivare a quelle mani aperte. Non ho afferrato parole della tua lingua, Izet, solo mani. Quelle dei vecchi, scarnite, disperate di essere ancora vive, mentre erano morte quelle dei figli, mutilate quelle dei nipotini; mani di vedove che volevano somigliare a quelle degli uomini perduti e serravano brusche le nostre; mani di soldati della tua armija poverissima; mani di gente scappata lasciando tutto in una notte, mani nude che volevano essere strette al petto; mani di chi sapeva solo scrivere; mani di preghiere che non sapevano più a chi e avevano lasciato cadere tutti i libri, anche Dio. 

In Bosnia hanno sparato su Dio. Contro moschee, chiese, cimiteri, si è rovesciato lo spreco di munizioni di artiglieria. Ho visto le macerie dei minareti, dei conventi abbattuti come fossero avamposti strategici. Nella tua terra, Izet, Dio è stato un bersaglio militare, il Dio dell’altro. Chi spara sulle tue cose sacre vuol fare di più che solo ucciderti: vuole radere al suolo il tuo passato, cancellare le tue feste, sradicare dai sassi le ossa degli antenati, spezzare i matrimoni, ardere i registri delle nascite, le biblioteche, raschiare via i tuoi secoli dal mondo. 

Sei di un popolo di buone mani, Izet, pronte all’ospite, alla sedia, al bicchiere.  

Da “Lettere fraterne” di Erri De Luca e Izet Sarajlic

(lettera scritta da Erri De Luca a Izet Sarailic il 21 ottobre 1996) 

Edizioni Dante & Descartes di Raimondo Di Maio, Napoli, 2007, pagg 15-17

 
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