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Quaresima 2008 - MARTEDI 19 FEBBRAIO 2008 PDF Print E-mail

QUAR08  MARTEDI 19 FEBBRAIO 2008

IL DIGIUNO QUARESIMALE AI TEMPI DELLA FAME

“Uno straordinario metodo per disintossicarsi e ringiovanire” è il sottotitolo di un libro pubblicato da Nicole Boudreau, il cui titolo originale “Jeûner pour sa santé” (Il digiuno per la propria salute) spiega da solo il contenuto.
“Il digiuno, nell’era dei fast food e della medicina biotecnologica, nella società del divertimento e del piacere poco incline al sacrificio, potrebbe apparire una privazione eccessivamente rigida”. Quindi digiunare, o perlomeno controllare la quantità di cibo che viene ingerita (eating restrained, secondo la letteratura scientifica), non per una esigenza religiosa, ma per stare meglio in salute.

Questo pensiero mi riporta all’epoca dei miei nonni, quando la disponibilità economica era veramente esigua. Basti pensare che mio nonno andava a zappare un’intera giornata e in cambio riceveva una bottiglia da 25 ml di olio d’oliva. E’ come se un bracciante percepisse oggi circa 2,50 euro. Nonostante tutto, i miei nonni e i loro contemporanei “facevano” la Quaresima, cioè mangiavano ancor meno – nel periodo preparatorio alla Pasqua - di quanto non facessero nel corso dell’anno. Mia nonna, che era una giovane donna durante la prima guerra mondiale, si metteva dei pezzi di stoffa attorno ai fianchi per apparire un po’ più in carne, data la sua magrezza.

Mi chiedo allora: se digiunare oggi sembra, nel migliore dei casi, una sfida laica al consumismo o una pratica di salute come andare in palestra, che senso aveva all’epoca dei miei nonni? O meglio, come facevano i miei nonni e i loro contemporanei a privarsi anche di quel poco che avevano? Evidentemente la tensione di carattere religioso (se non vogliamo parlare semplicemente di fede) era così potente, da indurre a rinunciare non tanto al superfluo, che spesso non c’era, ma all’essenziale, quasi a indicare che il solo essenziale era Dio….

Quando la fame era una sensazione reale, quotidiana, come ai tempi dei miei avi, si “faceva” la Quaresima, oggi mangiamo in abbondanza, senza aver fame, sospinti da pubblicità incessanti. Forse dovremmo recuperare la “fame” di Quaresima, senza confondere bilancia e preghiera, ma digiunando davvero dal superfluo e dall’essenziale che ingombrano le nostre vite affannate, alla ricerca di una silhouette interiore che non abbia bisogno di pezze… Se poi dimagriamo anche un po’, sarà più facile andare al mare la prossima estate…!

Rosanna D’Amario, Bruxelles

 
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