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Quaresima 2010 - MARTEDI 16 MARZO 2010 PDF Print E-mail

QUAR10 MARTEDI 16 MARZO 2010

CHI E’ DIO? DIO E’ IL PADRE DEL FIGLIUOL PRODIGO,
MA ANCHE DEL FRATELLO MAGGIORE

   “Se io avessi avuto un papà così, oggi non sarei in carcere”, mi disse un giorno al termine della lettura del vangelo di domenica scorsa, un giovane carcerato, nella casa di reclusione di Crotone. Ed in effetti, la sua storia era quella di un giovane che aveva avuto un’infanzia tristissima, con un papà snaturato, egoista e incapace. Ecco perché nel sentire, forse per la prima volta, questo brano di vangelo, aveva concluso con quella verissima constatazione. Tutto infatti dipende da chi ci guida. Dal papà e dalla mamma che abbiamo avuto.
   Ecco perché questo brano di vangelo (Luca 15, 1-3.11-32) non finiremo mai di leggerlo. E’ sempre attuale e sempre nuovo. Perché nuove sono le situazioni della nostra vita, nel mistero del nostro cammino, anche di fronte alla imprevedibilità dei nostri figli.
   Il contesto è chiaro: Gesù viene accusato dai perbenisti di schierarsi dalla parte dei peccatori. Di stare con chi sbaglia. Di dar ragione a chi crea problemi. Una scena che tante volte nella mia vita di prete e di vescovo ho tragicamente incontrato, proprio perché ho preso le parti di chi aveva sbagliato o era stato emarginato nella comunità ecclesiale.
   Ecco allora questo testo evangelico.
   Parte da una famiglia normale: un papà e due figli. nessun cenno della mamma.
   Ma un cuore difficile nei due figli. Un padre che ama.
   E i due figli che prendono le distanze da quell’amore così intenso. Il più piccolo ha più coraggio. E decide di andar via, di lasciare quella casa, dove si sente oppresso, stretto da un amore che non comprende, incapace di legare con il fratello più grande. Pretende i suoi soldi. Lo fa con tono arrogante, presuntuoso, sicuro. Li conta e fugge, su una bella moto diremmo oggi, alla ricerca di avventure suadenti. E all’inizio, tutto sembra bello, felice, festoso. Tutti gli stanno vicini. Donne e feste non gli mancano. Anzi, tutti lo cercano. E lui si sente al centro dell’attenzione.
   Ma si soldi finiscono presto e gli amici anche. Si ritrova solo, abbandonato da tutti, senza un futuro e senza gioia nel cuore. Ed è allora che cerca un lavoro. Ma non lo trova, precario come tutti i ragazzi di oggi. Finché un padrone duro non lo accoglie, ma lo manda a guardare i porci. Lavoro disprezzato, perché i maiali per gli Ebrei sono animali maledetti.
   Ed è lì, in quel terribile gioco del nulla, in quella privazione di ogni dignità che gli viene davanti il volto di suo padre. All’inizio, lo teme. Teme di essere respinto, cacciato via. L’ha combinata troppo grossa. Ma poi quel volto si fa sempre più luminoso nel suo cuore,. E decide di lasciare tutto e di ritornare a casa. Consapevole di non meritare che un posticino tra i servi. Non più di essere trattato come  un figlio. Ma almeno sarà a casa.
   Ed eccolo in viaggio, con crescente trepidazione nel cuore. Finché, sullo sfondo della via, vede la figura del suo papà, che con corsa affannosa gli viene incontro, lo abbraccia, lo bacia, lo accoglie con una gioia inaspettata. Lacrime di gioia. Gli basta essere servo! Ma il papà ha un cuore diverso. Non ragiona secondo i meriti, ma secondo l’amore. E gli restituisce la dignità, la bellezza e perfino la firma in banca su un nuovo libretto di assegni. Una fiducia immeritata. Un cuore immenso.
   E’ festa grande a casa, perché il figlio perduto è stato ritrovato!
   Ma il figlio maggiore, sentendo tutto questo e vedendo l’evidente “ingiustizia” di trattamento, non vuole partecipare alla festa. Non entra. Ed è allora ancora il padre che gli va incontro, che esce verso questo figlio, che non è scappato, ma ha il cuore duro, un cuore di calcolo, un cuore che pretende la sua giustizia: ma tutto ciò che è mio è anche tuo. Bisognava far festa!
   Due sono i figli che fuggono. Chi fisicamente,  chi con il cuore lontano. Unico è il cuore di quel papà: amare entrambi, con lo stesso amore. Che cambia la storia di entrambi.
   Ma il più duro è il fratello maggiore. Ha tutto, ma non gode di nulla. Non riesce a far festa. Calcola tutto. Pretende la punizione per il fratello che ha sbagliato.
   Creature nuove: così ci vuole Dio. Con il cuore come quello suo, di Padre, che non calcola, non giudica, ma accoglie ed ama tutti!

Giancarlo Brigantini, Arcivescovo di Campobasso-Bojano

 
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