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Tre diversi modi di mangiare che fanno la differenza PDF Print E-mail

 Molti studi sull’alimentazione partono dal concetto che esistono alimenti “buoni” e “cattivi”. Ma cosa succede quando andiamo a vedere come realmente mangiano le persone, e com’è la loro salute?
E’ proprio per capire meglio la situazione “reale”, quella delle tavole di tutti i giorni, che i Laboratori di Ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso hanno applicato un nuovo modello di analisi statistica usando l’enorme mole di dati raccolti nel corso del Progetto Moli-sani.

Ci sono cose che diamo per scontate. Come ad esempio il fatto che mangiare molti cibi di origine vegetale sia positivo per la salute, mentre eccedere in dolci, merendine e cibi preconfezionati sia proprio da scon-sigliare. Sono verità accertate da decenni di investigazioni scientifiche. Ma spesso ci si può dimenticare che la vita reale è più complessa di quello che pensiamo. Le persone scelgono cosa mangiare per tanti motivi, mescolano cibi diversi in base al loro gusto, insomma rendono decisamente più complicata la semplice equazione buono-cattivo.

E’ proprio per capire meglio la situazione “reale”, quella delle tavole di tutti i giorni, che i Laboratori di Ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso hanno applicato un nuovo modello di analisi statistica usando l’enorme mole di dati raccolti nel corso del Progetto Moli-sani. Il metodo, chiamato “factor anal-ysis”, ha permesso di esaminare le abitudini alimentari di oltre 7.500 cittadini molisani che hanno partecipato allo studio. A partire dai singoli alimenti consumati, i ricercatori hanno visto come i cibi si raggruppano tra loro, come cioè le persone tendono a mettere assieme gli alimenti della loro dieta. I risul-tati di questo studio sono stati appena pubblicati sulla rivista specializzata “Nutrition, metabolism and cardiovascular diseases”.

“Non siamo partiti – dice Augusto di Castelnuovo, capo dell’Unità di Statistica – con l’idea prestabilita che certi cibi facciano bene ed altri siano dannosi, aggregando poi i dati sperimentali sulla base delle pre-messe. Abbiamo invece esaminato ciò che la gente mangia nella vita di tutti i giorni. Solo successivamen-te la tecnica della Factor Analysis ci ha permesso di raggruppare i cibi in categorie definite esclusivamen-te su basi statistiche di consumo. Infine siamo andati a vedere lo stato di salute corrispondente alle mag-giori aggregazioni di consumi. Potremmo dire che questa ricerca parte dal basso, dalla realtà delle cose, per estrarre informazioni di valenza generale”.

“Sono emersi – spiega Floriana Centritto, principale autore dello studio, ricercatrice della Cattolica di Campobasso, attualmente a Milano nell’ambito di una collaborazione con i Laboratori di ricerca del Cen-tro cardiologico Monzino - tre stili alimentari ben definiti, tre menù principali, potremmo dire. Il primo lo abbiamo definito “pranzo della domenica”. Le persone che appartengono a questo gruppo mangiano piatti piuttosto ricchi, con molte calorie ed una forte presenza di carne. Il secondo gruppo mangia molti snack, merendine, salumi. Insomma, i tipici ingredienti di pasti veloci, consumati in fretta. Il terzo, che abbiamo definito “prudente”, è uno stile alimentare basato su un forte consumo di alimenti vegetali, dalle verdure alla frutta, con l’uso frequente di olio d’oliva”.

A questo punto i ricercatori sono andati a controllare lo stato di salute delle persone appartenenti ai tre “menù”. “Abbiamo misurato – spiega Centritto – alcuni classici indicatori di salute cardiovascolare come colesterolo, trigliceridi, proteina C reattiva e glicemia. Ed abbiamo potuto vedere che nel gruppo del co-siddetto pranzo della domenica ed in quello degli snack la situazione non è proprio buona. Queste perso-ne, infatti, presentano valori ematici che indicano una più alta probabilità di malattia nel futuro. Decisa-mente meglio vanno gli appartenenti allo stile prudente, nei quali i valori riscontrati mostrano una mag-giore protezione verso l’infarto e le altre malattie cardiovascolari”.

Un alto consumo di vegetali, con una riduzione di carne e di cibi preconfezionati, si presenta quindi anco-ra una volta come lo stile alimentare più adatto per garantirsi un futuro. E’ un’informazione già emersa dagli studi sulla dieta mediterranea, e del resto ben nota alla maggioranza della popolazione.

“I nostri – commenta Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di Ricerca – sono dati sperimentali che danno una conferma indipendente a concetti già esistenti sui vari modelli di alimentazione. Ma questa conferma ha una forza particolare: viene dalla vita vera. E’ come se i nostri ricercatori si fossero bendati gli occhi per non essere confusi da ciò che già sapevano. E’ uno splendido esempio di cosa vuole essere il Progetto Moli-sani: partire proprio dalla gente per percorrere strade scientifiche ancora poco battute”.

Leggi qui l'abstract della ricerca in inglese

 
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