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Quaresima 2016 - VENERDÌ 19 FEBBRAIO 2016 PDF Print E-mail

QUAR16  RICERCA DELL’UOMO, RICERCA DI DIO

XII EDIZIONE

VENERDÌ 19 FEBBRAIO 2016

 

Questi è mio figlio: ascoltatelo (Lc 9,28-36).

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo”. Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

  In un tempo, in cui sembra che l’azione sia più importante della preghiera per chi si dice credente, leggere il vangelo della trasfigurazione ci riporta al fondamento della fede che parte dall’ascolto, dal mettersi in sintonia con il cuore di Dio e di Gesù Cristo per non correre il rischio di portare solo noi stessi. Lo dice anche Paolo: se anche do tutti i miei averi ma solo per trarre vanto e non ho l’amore, non faccio nulla. Alla richiesta di ascolto da parte della voce celeste fa da contrasto la proposta entusiastica di Pietro: facciamo tre tende… facciamo, studiamo come farci sentire, proteggiamo il deposito della fede contro i denigratori del cristianesimo, facciamo battaglie contro chicchessia pur di sentirci vivi, pur di dire che anche noi esistiamo; guadagniamoci quel quarto d’ora di celebrità facendo dichiarazioni ad effetto ad uso della stampa. Nella proposta istintiva di Pietro di fare tre tende mentre Elia e Mosè stanno partendo, sta lo stile di una chiesa che non permette allo Spirito di soffiare dove vuole, che non vuole che Mosè ed Elia, la Parola dei profeti, siano liberi di muoversi, perché vengono ingabbiati nelle categorie di chi si ritiene custode della dottrina. In questo vangelo sono stigmatizzati entrambi gli atteggiamenti: sia di chi pensa di fare comunque sia di chi si sente investito del compito di proteggere la fede, come se Dio non avesse scelto per rivelarsi al mondo il sottoporsi inerme alla violenza di chi ha messo in croce suo figlio ma avesse delegato i gestori del  sacro di difenderlo a tutti i costi. Per entrambi i modi di rapportarsi con Dio vale la voce: ascoltatelo; ascoltate lui, smettete di coprire Gesù e il vangelo con le vostre chiacchiere e con la vostra smania di fare; riconoscete che è lui che salva noi, non noi difendiamo lui. E forse il vangelo arriverà più speditamente al cuore di ogni uomo che ha sete di salvezza.

Michele Tartaglia

 

 
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